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Teak o non teak, questo è il dilemma

Ogni barca, pure se costruita in serie, è unica e ha una storia a sé.

È però palese che la stragrande maggioranza delle imbarcazioni abbiano in comune delle caratteristiche, quale ad esempio il rivestimento del ponte di coperta.

Esistono barche completamente adornate col teak, altre che lo hanno unicamente nel pozzetto e altre ancora sprovviste pure lì, con la sola superficie antisdrucciola all'esterno.


Foto presa da blog.magellanostore.it

Avere il teak a bordo è sempre affascinante, conferisce quello stile classico e marino ad una barca, mettendo per un momento da parte il pensiero del materiale con la quale è prodotta.

Però se dovessimo osservare una medaglia vedremo come siano sempre presenti due facce.

Se da un lato conferisce una qualità estetica, dall'altro avere il teak a bordo significa avere pensieri e spese in più, perché è presente un altro elemento della barca in cui la manutenzione è fondamentale.

Non è un caso che sia così duraturo il suo utilizzo, in quanto il legno di teak contiene una resina oleosa che garantisce una resistenza notevole agli agenti esterni quale salsedine, pioggia e raggi del Sole.

Tuttavia ci sono fattori che ne stanno rallentando la sua applicazione:


  • origine - la tectona, pianta da cui si ricava le assi di teak, non è infinita e come ogni altra risorsa naturale ha una linea rossa oltre alla quale andrebbe persa;

  • costo - a prescindere dal crescente rischio di perdita della pianta originaria, avere o meno una coperta in teak implica un notevole cambiamento nel prezzo dell'imbarcazione. Oltre a questo c'è anche la questione della manutenzione, in quanto bisogna usare i prodotti migliori e soprattutto più adatti al teak per mantenere le sue qualità estetiche e meccaniche più durature possibili;


Noi, parlando di nautica popolare, siamo interessati anche a questi tipi di costi, in quanto vogliamo essere portavoci di un diporto a portata di ogni tasca.

È per questo che oggi vogliamo parlare di quali alternative possa scegliere un armatore o un'armatrice che vogliano andare incontro ai propri portafogli senza dover per forza scegliere la superficie nuda antisdrucciola, comunque validissima.


La prima è il teak sintetico, rivestimento dato da listelli creati con PVC o resine, il quale rappresenta una scelta che negli ultimi anni sta salendo alla ribalta grazie ai suoi numeri pregi:


  • costi ridotti rispetto al teak naturale;

  • elasticità;

  • resistenza agli agenti esterni (caldo, salsedine, vibrazioni, agenti atmosferici);

  • non si scheggia in caso di caduta di oggetti;

  • antimacchia;

  • zero manutenzione (non richiede prodotti ad hoc ma solo un po' d'acqua);

  • personalizzazione, non essendo naturali i listelli possono essere prodotti in diversi colori, andando contro a qualsiasi follia cromatica del proprio armatore;


Foto presa da blog.magellanostore.it

Apparentemente ha molti vantaggi rispetto al teak naturale, tuttavia anche lui ha i suoi scheletri nell'armadio:


  • smaltimento, essendo considerato rifiuto speciale;

  • surriscaldamento dopo lunghe esposizioni al Sole;

  • più pesante rispetto al teak naturale;


Andiamo ora a scoprire quale è la seconda alternativa alla coperta tradizionale, meno conosciuta ma comunque valida: il sughero!


Sicuramente se dovessimo usare due parole per descriverlo, queste sarebbero "economico" ed "ecosostenibile".

Inoltre grazie al suo metodo di produzione, in cui il materiale è soggetto a forte pressioni, si ottengono qualità molto interessanti, alcune delle quali in comune con i suoi "colleghi".

Andiamo quindi a vederle:


  • origine - il sughero viene prelevato dalla sughera o quercia da sughero, ma a differenza della tectona non prevede l'abbattimento dell'intero albergo, bensì solo la rimozione della corteccia, avendo così un impatto nettamente minore sull'ambiente;

  • costo - ad oggi è il rivestimento più economico sul mercato;

  • elasticità;

  • resistenza agli agenti esterni;

  • non si scheggia in caso di caduta di oggetti;

  • antimacchia;

  • è il rivestimento più leggero sul mercato;

  • zero manutenzione;

  • quasi ignifugo e autoestinguente;


Foto presa da boatindustry.it

Nonostante i tanti pregi, il sughero non è comunque perfetto.

È importante infatti scegliere sia il giusto spessore dei pannelli, in quanto più è sottile e più è fragile (parola di chi lo ha sulla barca), sia il corretto tipo di sughero.

Essendo una pagina dedicata alla nautica popolare i lavori di manutenzione, quando possibile, li reputiamo fatti in proprio e non da cantieri specializzati, per cui in questo caso è importante studiare bene quale sughero mettiamo a bordo.

Inoltre non vanta la personalizzazione estetica del teak sintetico, né tantomeno quel tradizionale sapore marino del teak naturale, che per quanto possa non essere la questione primaria può essere un fattore che può dare il suo peso nella scelta.

Infine, a differenza delle altre tipologie, ad oggi il sughero presenta pochi fornitori o ditte che lo producono.


Ovviamente ogni scelta fatta ha il proprio fascino, i suoi pregi e i suoi difetti.

Chiudiamo lasciando una domanda a voi lettori e lettrici possessori di una barca:

Quale rivestimento avete scelto per la vostra coperta?

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