Dopo una lunga sosta in rimessaggio torniamo a sentire il fresco abbraccio dell'acqua salina, pronti già a levare gli ormeggi dalla terra ferma.
Ricomincia il nostro viaggio in giro per l'Italia e l'Europa alla ricerca di quelle piccole imbarcazioni che sono linfa vitale della nautica più semplice, pura e popolare, perché come dice il nostro motto:
"Il mare non è di nessuno, ma è per tutti!"
Per scoprire la nostra nuova piccola amica bisogna però rimanere ancora un po' coi piedi sul continente.
Per essere precisi non dovremmo proprio muoverci!
Vi ricordate la protagonista del precedente articolo? Era l'Alpa 7, dell'omonimo cantiere situato a Fiesco, nel cremasco, e già che eravamo lì abbiamo deciso di andare a fare visita ai loro vicini di casa, ovvero a Plastivela, un'altra storica realtà dal cui grembo sono state partorite alcune piccole barchette tutt'oggi molto apprezzate.
Un piccolo paese che merita di stare tra le capitali della nautica popolare, quest'oggi rappresentato dal piccolo e iconico Tucano!
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Che cos'è il Tucano?
Oltre ad essere un simpatico e coloratissimo pennuto, il Tucano è un piccolissimo cabinato nato nel roccheggiante 1980.
Se sua madre è il cantiere nautico Plastivela, suo padre è l'architetto Angelo Zangradi, il quale più volte ha prestato la sua mano per la produzione di barche a vela con l'azienda fieschese.
Sappiamo che è banale dirlo, però questa piccoletta è uno sloop (lo ripetiamo per i lettori che non sono avvezzi al mondo nautico), cioè dotato di un solo albero e un solo fiocco.
Una barca che sicuramente potrebbe stupirvi per vari motivi, per cui andiamo a scoprirla meglio.
Per chi è indirizzato il Tucano?
Questo piccolo natante, a differenza di quanto si possa credere date le sue "ridicole" dimensioni (solo 5.60 m di lunghezza!), è una barca stabile che sà come navigare.
Uno dei suoi punti di forza è sicuramente il pescaggio.
Di Tucano infatti ne esistono due versioni: a deriva fissa ed a deriva mobile.
Quando questa è completamente abbassata, il pescaggio arriva a misurare 1.15 m, mentre quando questa viene ritirata si riduce a soli 0.40 m.
Tra i pregi della deriva mobile c'è che, in una buona parte di barche che l'adottano, una volta retratta si è possibilitati ad arare in spiaggia, in quanto aventi uno scafo "piatto" (come ad esempio il Viko 20).
Il Tucano non è tra queste.
Poco male, se il "problema" è dovuto ad un robusto bulbo in ghisa.
Non ti farà arrivare precisamente a riva, ma ti conferisce maggiore sicurezza sotto il punto di vista della navigazione che per una barca di queste dimensioni non è mai male.
C'è da dire che non tutti coloro che posseggono questa versione (e che hanno voluto testimoniare sui vari blog online) la sfruttano sempre, vuoi chi per poca fiducia nell'argano e nei rinvii per il ritiro, vuoi chi per il peso del bulbo, vuoi chi per entrambi.
Un altro aspetto interessante è l'armo velico frazionato a 7/8, ovvero con lo strallo (cavo che sorregge l'albero) di prua che si ferma prima di arrivare in testa d'albero, un'opzione più sportiva che permette di fare regolazioni più precise e performanti delle vele.
Si sta parlando quindi di una barca divertente e sicura, ideale per coloro che vogliono fare campeggio nautico o anche semplicemente godersi delle uscite giornaliere, con la certezza di trovare i posti più riparati in rada grazie al suo pescaggio.
Andiamo ora però a vedere con cosa effettivamente farete questo campeggio vista mare.
Farà strano leggerlo ma il Tucano, dall'alto dei suoi 5.60 m, riesce a permettersi il lusso di aver ben 4 cuccette sotto coperta con quasi 1.40 m di altezza!
Classica disposizione con due cuccette ai lati dell'accesso più una doppia a V a prua, al di sotto della quale troviamo anche lo spazio per un piccolo wc marino.
A rendere il tutto più caldo troviamo un bel legno di mogano che, oltre alle sedute, caratterizza l'unica paratia trasversale presente, la quale divide la cuccetta doppia dalle altre e che conferisce maggiore robustezza alla barca.
Gli interni sono inoltre irradiati grazie a 4 oblò, due grandi a poppa e due più piccoli a prua, tra l'altro apribili.
L'albero non è passante e l'unico ingombro in cui potrete imbattervi è la deriva mobile, nel caso ovviamente in cui abbiate il modello che la prevede.
Una volta finita la visita nella vostra nuova cabina armatoriale ci sposteremo fuori nel pozzetto.
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Fatto? Bene, allora usciamo... però occhio alla testa!
Lo spazio, come potrete immaginare, è quello che è, nonostante le due panche siano lunghe quasi quanto metà barca.
A chiuderle verso poppa troviamo un classico gavone, che non guasta mai.
L'attrezzatura di coperta è semplice ma efficace, per lo meno per quello per cui è stata pensata questa piccolina.
Mamma Plastivela ha inoltre pensato a diversi abiti per la sua bambina: oltre ai classici fiocco e randa, le ha cucito tormentina, genoa, spinnaker e una quarta intermedia.
E per non farsi mancare nulla l'ha abbellita col mogano pure esternamente, con i due tientibene laterali.
Un altro pregio che si porta appresso questa barchetta è la facilità nel carrellarla: oltre al discorso deriva, la nostra protagonista pesa solo 500 kg!
Ma quanto costa?
Gli anni passano, ma il nome del Tucano continua ad essere chiacchierato nel mercato della nautica popolare.
Le cifre richieste sono veramente contenute, basti pensare che ad oggi con 3/4000€ si riesce a portare a casa un esemplare tenuto bene e già pronto a navigare.
Ci piacerebbe chiudere così, con il sorriso, tuttavia pure il Tucano ha un suo scheletro nell'armadio.
Infatti, nonostante la fama legata alla sua robustezza, un tasto dolente di questa piccoletta è il modo in cui è stata costruita la tuga: in sandwich di balsa.
Senza entrare troppo nei dettagli (faremo un articolo specifico in merito), con "sandwich" si intende un pannello che, come un panino, ha le sue due fette di pane (chiamate "pelli", qui in vetroresina) e le sue fette di salame (chiamate "core" o "anima", qui in balsa).
Quest'ultimo è un tipo di legno dolce che tende nel tempo ad assorbire più acqua del dovuto, riducendo le qualità fisiche della tuga e rischiando poi di delaminarla.
È quindi fondamentale, come per ogni tipo di barca, una corretta manutenzione!
Linee vintage, scafo robusto, nome simpatico.
Questa barchina ha tutto ciò che una persona vogliosa di mare e senza troppi fronzoli desidera.
Una piccoletta che ancora oggi non smette di conquistare cuori e miglia.
Dettagli tecnici:
Lunghezza fuori tutto - 5.60 m
Baglio massimo - 2.11 m
Pescaggio - 0.40/1.15 m
Dislocamento - 500 kg
Velatura - 15.90 m²
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